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Carlo Scarpa. Tra storia e mito

20,00€ 19,00€

Autore Luciana Finelli; Anno Pubblicazione 2004; Formato 21×29; Pagine 135

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Un centinaio tra fotografie piante e disegni a colori e in bianco e nero. sposata in seconde nozze. Ha sei fratelli. Frequenta le scuole tecniche ultimate le quali si iscrive al corso speciale di Architettura presso l’Accademia di Belle Arti di Venezia.1923 Ancora studente si inserisce nello Studio di Vincenzo Rinaldo collaborando ad alcuni progetti e seguendo i lavori nei cantieri di Pradipezzo e di Aviano.1926 Si diploma e consegue l’abilitazione in Disegno Architettonico. Studia Joseph Hoffmann captandone gli stilemi nelle costruzioni di Guido Sullam. In novembre entra come assistente incaricato di Guido Cirilli nell’Istituto Universitario di Architettura di Venezia. Ha vent’anni: passerà in questa scuola come la chiama ben cinque decenni. In dicembre presenta domanda di iscrizione all’Albo degli Architetti. La domanda è respinta non avendo egli raggiunto l’anzianità professionale necessaria per l’equiparazione del titolo. Chiamato presso uno studio di corrente viene presto scacciato per avversione ai suoi modi disegnativi.1927 Scarpa si rivolge verso l’artigianato qualificato; senza il supporto di una città industriale come Milano o di un centro di cultura come Roma è spiazzato non ha possibilità di confronto e di colloquio. Consulente artistico della Società Cappellin & C. Maestri Vetrai in Murano coltiva in solitudine silenziosi tragitti instaurando un rapporto ventennale con una cultura materiale che gli apre l’intelligenza della Storia (Mazzariol).1928 L’isolamento muranese sembra la sola scelta possibile: disperata autodifesa di fronte alle chiusure dell’opportunismo di regime. Unica occasione del momento l’arredo del Negozio Cappellin a Firenze. A Roma la prima Esposizione di Architettura Razionale… Carlo Scarpa viene da una condizione familiare assai frequente per l’epoca. Ha sei fratelli. Il padre piccola borghesia di provincia svolgeva il mestiere di sarto.Eredita di mente? Forse sì. L’uno manipola le stoffe sono autentiche architetture per corpi in movimento con funzioni ben determinate l’altro veste e investe in verticale in orizzontale forme da svegliare spigoli muri spazi interni ed esterni allarga fessure immaginarie.Anche il pittore francese Auguste Renoir fu figlio di un sarto lo ricorda bene nei suoi scritti. Se osserviamo che all’epoca il costo di un vestito era pari al costo di una macchina oggi il rigore e la serietà nell’impegno di questo mestiere non doveva mancare. Presto contaminato dalla solitudine nel rumore familiare il giovane Carlo naviga verso l’elogio del sogno. Nella primavera del 1984 quando accompagnai mia moglie Ada Francesca Marciano (scomparsa prematuramente due anni fa) per il suo libro sull’opera completa di Scarpa